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Rendere connesso un dispositivo: quattro lezioni pratiche

Sempre più aziende rendono connessi i loro prodotti. FrieslandCampina sta per fare altrettanto con Lattiz, una soluzione smart per il latte. La nuova generazione di macchine Lattiz introduce una serie di possibilità, tra cui il lancio di aggiornamenti software da remoto. Cosa potrebbero imparare altre aziende da questo progetto?

Lattiz è una soluzione professionale per la schiumatura del latte nel settore dell’ospitalità. Basta premere un pulsante e Lattiz produrrà una schiuma di latte sempre di alta qualità, consentendo di servire un caffè impeccabile ogni volta, oltre a far risparmiare tempo e a incrementare le vendite. Il personale non dovrà più montare il latte a mano, risparmiando così parecchio tempo. Lattiz semplifica la schiumatura del latte, per cui anche i nuovi collaboratori saranno presto in grado di preparare latte macchiato e cappuccino. In più, è possibile fare Latte Art, in modo da preparare un delizioso caffè con decorazione, ma con più facilità.

L’innovazione di Lattiz sta nella combinazione della macchina e della confezione appositamente sviluppata per il latte. Il latte si schiuma molto bene e non deve essere raffreddato, per cui l’impronta di carbonio di Lattiz si riduce del 20% rispetto a metodi di schiumatura alternativi. Oltre a questo, Lattiz risponde ai più elevati requisiti di igiene. Non c’è nessun contatto tra barista, schiuma di latte o macchina e la macchina si pulisce automaticamente.

La nuova Lattiz è connessa
La prima versione di Lattiz viene lanciata nel 2015, mentre ora sono oltre 10.000 le macchine in uso in Europa. Nel frattempo è stata lanciata sul mercato anche la seconda generazione di macchine Lattiz. La nuova versione è stata migliorata su diversi fronti: è dotata di un touchscreen anziché di pulsanti ed è molto più silenziosa, mentre la qualità della schiuma di latte rimane costante per tutta la durata della macchina. La nuova Lattiz prevede anche più sensori ed è sempre più basata su software, per cui gli aggiornamenti diventano sempre più importanti.

Janneke Tuinte, project manager di Lattiz, è una delle menti dietro allo sviluppo della nuova macchina. Insieme a Niels van der Putten, responsabile dello sviluppo del “lato connesso” di Lattiz, ripercorre il percorso di crescita dell’azienda. Quali sfide ha dovuto affrontare il team e come potrebbero prepararsi altre aziende?

  1. Pensa in grande, inizia in piccolo
    “Quando abbiamo lanciato questo progetto, le nostre aspettative relativamente alla connessione di Lattiz erano altissime”, ricorda Tuinte. “Anche altre persone coinvolte nella fase di consultazione avevano proposto idee meravigliose. Il concept aveva continuato a crescere sempre di più, diventando del tutto irrealistico. Alla fine avevamo dovuto ridimensionare le nostre aspettative ritornando all’accesso da remoto per gli aggiornamenti software e per avere informazioni sulla macchina”.

    “Se parti con una soluzione IoT dagli obiettivi troppo ambiziosi, tutti avranno grandi aspettative”, aggiunge Van der Putten. “A quel punto, non appena l’idea si ridimensiona e diventa più realistica, l’entusiasmo crolla. Gli aggiornamenti software non sono poi così interessanti per la direzione, per cui il progetto sembra più improntato sull’IT. Per poter continuare ad avere supporto dall’interno, bisognerebbe sviluppare un’app in modo che il progetto resti comunque appetibile”.

    Quando si tratta di tecnologia, Van der Putten afferma che è importante pensare sia nel breve sia nel lungo termine. “Serve un’immagine chiara rispetto alla direzione da intraprendere, perché eventuali scelte tecnologiche sbagliate limiteranno le alternative in un secondo momento. Ma bisogna iniziare in piccolo anche per gettare le basi, in modo che l’intero ecosistema possa continuare a essere coinvolto per tutto il processo. Ecco perché abbiamo iniziato con aggiornamenti software ‘over-the-air’. Con una flotta connessa in espansione di macchine Lattiz, possiamo sviluppare nuovi servizi come l’assistenza da remoto e l’aggiornamento a distanza delle ricette. Questi sviluppi saranno data-driven e coinvolgeranno clienti e partner, e verranno aggiunti passo dopo passo”.
  2. Vantaggi tangibili per l’azienda
    “All’inizio, l’idea da noi sviluppata era molto estesa, per cui abbiamo condotto uno studio di fattibilità tra partner e clienti”, afferma Tuinte. “Era così emerso che molte cose non erano realistiche o non si inserivano nei processi in essere dei nostri partner, per cui avevamo iniziato a lavorare a un piano d’azione che gettasse le basi tecnologiche per la gestione della flotta in Salesforce e gli aggiornamenti software ‘over-the-air’. A quel punto i vantaggi erano diventati evidenti”.

    La project manager sottolinea che l’azienda ha un beneficio diretto dalla possibilità di lanciare gli aggiornamenti da remoto. “Non dobbiamo più essere fisicamente presenti davanti alla macchina. Prima, ad esempio, un partner doveva installare l’aggiornamento in loco con una penna USB. Questo comporta costi aggiuntivi e, inoltre, si dipende totalmente dalla disponibilità di partner e clienti. Ne consegue un rallentamento delle operazioni, soprattutto all'estero. Considerando il numero crescente di macchine e le nostre ambizioni internazionali, l’accesso da remoto è molto utile”.
  3. Non sottovalutare l’impatto
    Un progetto IoT influisce su qualsiasi processo, sia all’interno sia all'esterno di un’azienda. “Se si introduce un dispositivo connesso, tutta la filiera dovrà adeguarsi”, spiega Tuinte. “Quindi non solo il costruttore della macchina e lo sviluppatore software, ma anche i partner di servizio abituati prevalentemente a dispositivi meccanici. Questo progetto aveva un grande impatto anche sul team di Lattiz. Abbiamo dovuto coinvolgere praticamente tutta l’azienda, dal commerciale al marketing, fino all’assistenza clienti”.

    “Lo sviluppo di un dispositivo connesso non riguarda solo il dispositivo”, afferma Van der Putten. “Richiede un’analisi dell’intera catena di processi in tutta l’azienda in modo da coinvolgere tutte le parti, dal fornitore all’azienda stessa, fino a partner e clienti. In altre parole, l’intero ecosistema. Condiziona qualsiasi cosa e l’anello più debole può influire sull’esito del percorso. La sfida più grande, quindi, consiste nel coordinamento a livello organizzativo, in modo da raggiungere un nuovo livello di professionalità all’interno dell’azienda stessa, ma non solo. Bisogna pensare attentamente ai vantaggi per le diverse parti dell’azienda, ma anche per partner e clienti, altrimenti non cambieranno idea”.
  4. Collaborare con un partner esperto Tuinte consiglia alle altre aziende di fare squadra con un esperto per la definizione di un progetto IoT. “KPN fornisce innanzitutto le SIM card e la connettività IoT per la nuova Lattiz, e anche la gestione della SIM card è a cura della piattaforma di KPN. Il ruolo di KPN come partner obiettivo è stato ancora più prezioso per noi. All’inizio non sapevamo quasi nulla di IoT e KPN ci ha fatto un corso accelerato. Sapevamo di poter chiamare la nostra “assistenza segreta” in qualsiasi momento se ne avessimo avuto bisogno”.

    “Ovviamente KPN ha un interesse commerciale a fornire tale supporto, ma abbiamo potuto notare concretamente quanto fosse importante per KPN che l’idea avesse successo”, conclude Tuinte. “Hanno riflettuto criticamente su alcune scelte sostanziali e sono sempre stati pronti ad aiutarci. La motivazione e l’affidabilità di KPN ci hanno davvero aiutati moltissimo”.
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As Lattiz project manager, Janneke Tuinte is one of the driving forces behind the new machine’s development. Along with Niels van der Putten, responsible for developing the connected side of Lattiz, she takes a look back at the development journey. What challenges did the team encounter, and how might other companies prepare themselves for these?

  1. Think big, but start small
    “When we began the project, our expectations for making Lattiz connected were sky-high,” Tuinte recalls. “There were also several consulting parties thinking up all sorts of fantastic ideas. The concept kept growing bigger and bigger, but became totally unrealistic. In the end we scaled everything back down to remote access for software updates and insight into the machinery.”

    “If you start on an IoT solution with grandiose goals, then everyone within the organisation is going to have huge expectations of it,” Van der Putten adds. “But then, as soon as the concept becomes smaller and more realistic, you’ll see enthusiasm drop. Software updates are not that appealing to management – it sounds very much like an IT project. In order to maintain internal support you’d have to do something like develop an app just so that the project remains ‘sexy’.”

    When it comes to technology, Van der Putten says it’s important to think both short and long term. “You need to have a clear image of where you want to go, because the wrong technology choices will limit your options later. But you also need to start small in order to lay the foundations in such a way that the entire ecosystem can be kept involved throughout the process. That’s why we began with ‘over-the-air’ software updates. With an expanding connected fleet of Lattiz machines we can then develop new services such as remote servicing and remote updating of recipes. These developments will be data-driven, involving clients and partners, and will be added step by step.”
  2. Make the advantages tangible for the business
    “In the beginning, the concept we devised was very broad, at which point we carried out a feasibility study among partners and clients,” says Tuinte. “From that it appeared that many things were not realistic or didn’t fit in with our partners’ existing processes, and so we began working on a roadmap that lays out a technological foundation for fleet management in Salesforce and ‘over-the-air’ software updates. That made the advantages very obvious.”

    The project manager stresses that the business profits directly from the possibility to roll out updates remotely. “We no longer need to go to the machine in person. Previously, for example, a partner would have to install the update on location with a USB stick. This creates extra costs and, moreover, you’re incredibly dependent on the availability of partners and clients, which slows down the processes, especially abroad. Given the growing number of machines and our international ambitions, remote access is very valuable.”
  3. Don’t underestimate the impact
    An IoT project affects all kinds of processes, both within and outside of the organisation. “If you introduce a connected device, then the whole chain has to follow,” Tuinte explains. “So not only the machine’s manufacturer and the software developer, but also service partners who are used to mainly mechanical devices. Furthermore, this project had a large impact on the Lattiz team itself. Everyone in the company had to get on board, from sales and marketing to customer service.”

    “Developing a connected device isn’t just about the device,” says Van der Putten. “It requires an analysis of the entire chain of processes throughout the organisations, involving everyone from the supplier to the organisation itself to partners and clients. In other words, the whole ecosystem. It influences everything, and the weakest link can affect the outcome of the journey. The biggest challenge, therefore, is achieving organisational coordination, attaining a new level of professionalism both within the own organisation and beyond. You need to think carefully about the benefits for the different parts of the organisation and partners and clients, otherwise they won’t budge.”
  4. Work with a knowledge partner
    Tuinte advises other businesses to join forces with an expert when setting up an IoT project. “KPN first of all provides the sim cards and the connectivity for the new Lattiz, and sim-card management is also handled by KPN’s platform. But KPN’s role as an objective sparring partner was even more valuable to us. In the beginning we knew hardly anything about IoT and KPN was able to give us a crash course. We knew we could always call our ‘secret helpline’ if we needed to.

    “Of course, KPN have a commercial interest in providing their support, but we could really see just how important it was to KPN that the concept would succeed,” Tuinte concludes. “They thought critically about substantive choices and were always ready to help us. KPN’s drive and reliability really have helped us so much.”

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